mercoledì 1 maggio 2013

SOLVAY, UN PIANO INDUSTRIALE SERIO PER I LAVORATORI E LA SALUTE




PIANO INDUSTRIALE
PER L’AREA E LO STABILIMENTO SOLVAY
PER  LA SICUREZZA DEI LAVORATORI E LO SVILUPPO  DI BUONA OCCUPAZIONE
 
 
Premessa
Il Rapporto dell’Università di Pisa, curato dai prof. Bruno Cheli e Tommaso Luzzati (Edizioni Plus 2010) ha evidenziato che Solvay si è ridotta a dare tra l’1 e il 2 % del reddito, e tra il 2 e il 4% dell’occupazione nel territorio che occupa, pur usando il 48% della risorsa acqua della Val di Cecina.
Siamo profondamente preoccupati non tanto per i profitti Solvay, quanto del futuro dei lavoratori dello stabilimento e delle miniere, che in questo contesto socio ambientale hanno un futuro molto incerto. Lo stabilimento Solvay  si avvaleva del lavoro di circa 4.500 lavoratori nel 1965, mentre oggi ne occupa circa 560, più un indotto precario e sottopagato.
 
Il contesto evidenzia inoltre che la risorsa acqua dolce è sempre più scarsa nella zona, come dimostrano 1) il totale prosciugamento del lago artificiale di Santa Luce nell’estate 2012, 2) il conflitto sempre più evidente tra usi industriali e civili, 3) il regime di deroghe sugli inquinanti nell’acqua potabile alle quali è stata sottoposta la popolazione tra il 2003 e il 2012, 4) l’evidenziarsi di “nuove” emergenze come il cromo esavalente e la trielina nei pozzi della zona.
Il contesto evidenzia inoltre un’accelerazione degli effetti dei cambiamenti climatici, con minore piovosità e maggiore evaporazione, ciò che prevedibilmente si aggraverà nei prossimi anni, causando ulteriori conflitti e maggiori difficoltà nella produzione industriale stessa.
Di fronte a questa situazione riteniamo doveroso, responsabile e indilazionabile proporre un PIANO INDUSTRIALE  di svolta, che renda molto più sostenibile la presenza dello stabilimento, molto più sicuro il posto di lavoro dei lavoratori occupati, e ponga le premesse per il rilancio dell’occupazione nella zona, in fabbrica e all’esterno, ad esempio nel turismo, non più gravato dall’inquinamento e dai consumi Solvay.
Avanziamo pertanto le seguenti proposte al dibattito pubblico, innanzitutto dei lavoratori Solvay, ma anche delle istituzioni, delle forze civili organizzate e della popolazione in generale, al fine del bene comune.
 
1       - COSTRUZIONE DI UN DISSALATORE A ROSIGNANO
La costruzione di un grande dissalatore di acqua di mare nello stabilimento di Rosignano è ormai una necessità indifferibile, di fronte al contesto brevemente descritto in premessa ed ai gravi problemi evidenziatisi nel precedente secolo di sfruttamento minerario in Val di Cecina (dissesti, subsidenze, grandi perdite d’acqua dolce). Un dissalatore di acqua di mare, dal quale si ricavi sale ed acqua necessari allo stabilimento, sganciandosi gradualmente (massimo 5 anni) dalle miniere di salgemma: già oggi Solvay pompa dal mare circa 100 milioni di metri cubi l’anno di acqua, che contengono circa 3,5 milioni di tonnellate di sale, molto superiori ai 2 milioni di tonnellate attualmente prelevate con acqua dolce dal sottosuolo della VdC. Questo darebbe la possibilità di ulteriore sviluppo delle produzioni, mettendo a disposizione dello stabilimento notevolissime quantità di acqua dissalata, oltre a restituire i pozzi d’acqua dolce alla popolazione, che ne ha diritto prioritario per legge.
Il dissalatore in area Solvay richiederebbe il lavoro stimato in 200 lavoratori per almeno 3 anni, dei quali almeno il  10 % ad alta specializzazione. A regime il dissalatore darebbe lavoro a tutti i lavoratori attualmente impiegati nelle saline del Volterrano, e per le manutenzione ad un numero imprecisabile di lavoratori ad alta e media specializzazione.
 
2-     ENERGIE ALTERNATIVE PER IL DISSALATORE
Il dissalatore sarà alimentato da energia termica proveniente da a) cascami di energia termica dalle due centrali turbogas e dai forni a calce, riducendo l’impatto termico sul mare b) nuovi impianti eolici e fotovoltaici da collocare all’interno dello stabilimento, fino alla potenza richiesta. Il recupero del calore e l’istallazione di impianti ad energia rinnovabile richiederebbero il lavoro stimato in 100 lavoratori per almeno 3 anni, dei quali almeno il  30 % ad alta specializzazione. Sarà sperimentata, all’interno dello stabilimento ed eventualmente in testa del pontile, la tecnologia “kite-gen” (eolico di alta quota) particolarmente interessante per siti industriali ad alto consumo elettrico come il sito Solvay (elettrolisi ed altro). La tecnologia “kite-gen” darebbe inizialmente 20 posti di lavoro, quasi tutti ad alta specializzazione, con possibilità di sviluppi futuri.
 
3 – RIUTILIZZO DEGLI SCARICHI SOLIDI A MARE
Gli scarichi carbonatici, stimati anche da Arpat in 120.000 tonnellate l’anno (il doppio di quanto concordato nell’Accordo di programma 31.7.2003) saranno filtrati e riutilizzati in un nuovo impianto – da collocarsi all’interno dello stabilimento – che riduca detti materiali in blocchi compatti, da riutilizzare in arginature ed altre sistemazioni ambientali, se compatibili, altrimenti smaltiti in discarica autorizzata. Tale nuovo impianto richiederebbe il lavoro stimato in 40 lavoratori a regime, e 100 in fase di costruzione.
 
4 – DEVIAZIONE DEL TRONCO FERROVIARIO AD ALTO RISCHIO
La deviazione del tronco ferroviario ad alto rischio dal centro di Rosignano Solvay permetterebbe  la drastica diminuzione del rischio di incidente rilevante (Legge Seveso e smi) per la popolazione derivante dalla presenza dello stabilimento Solvay. Il tronco di manovra andrebbe spostato nell’area a sud dello stabilimento, all’interno dell’area industriale, e collegato alla vicina linea ferroviaria Vada-Collesalvetti-Pisa, di recente elettrificata. I lavori ferroviari richiederebbero il lavoro stimato in 200 lavoratori per almeno 3 anni, mantenendo a regime gli occupati attuali. La nuova logistica permetterebbe altresì di ridurre la movimentazione di camion cisterna da e per lo stabilimento, riducendo ulteriormente il rischio di gravi incidenti.
 
5 – RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEL MERCURIO SVERSATO IN MARE
Vari documenti pubblici attestano che nell’area di mare davanti allo stabilimento di Rosignano sono stati sversati nei decenni dal 1939 al 2007, almeno 500 tonnellate di mercurio. Dato l’alto valore di mercato del mercurio, e d’altra parte la sua gravissima nocività nell’ambiente, si propone di effettuare una sperimentazione sul recupero del mercurio in un ettaro di fondale marino da individuare. Tale sperimentazione impegnerebbe almeno 15 lavoratori a media ed alta specializzazione per un anno, con la possibilità di importanti sviluppi futuri. La sperimentazione andrà effettuata tra ottobre e marzo.
 
6 – RIFACIMENTO DI TUTTA LA DISTRIBUZIONE IDRICA NELLO STABILIMENTO
Il rifacimento di tutta la distribuzione idrica nello stabilimento permetterebbe di azzerare le perdite e separare – razionalizzando il sistema – la poca acqua dolce che sarà usata, dall’acqua salata. Tale rifacimento richiederebbe il lavoro stimato in 80 lavoratori per almeno 3 anni, riducendo notevolmente l’inquinamento e puntando al riutilizzo nel circuito chiuso dell’acqua.
 
7 – BONIFICHE ALL’INTERNO DELLO STABILIMENTO
La vasta area del dismesso impianto CK va bonificata ed adibita, dopo bonifica, ad area energetica (fotovoltaico o eolico) a servizio del dissalatore. L’area degli attuali clorometani – sostanze nocive alla fascia di ozono – andrà liberata, bonificata ed adibita come sopra. Ogni altra area da bonificare all’interno dello stabilimento sarà bonificata e adibita come sopra. Tali bonifiche richiederebbero il lavoro stimato in 100 lavoratori per almeno 3 anni, e restituire all’utilizzo produttivo le aree.
 
8 - MESSA IN SICUREZZA DELLA FILIERA ETILENE
Il deposito di etilene collocato nell’area archeologica di Vada deve essere spostato nel perimetro industriale – come previsto dalla Delibera del Consiglio comunale del 5.5.88 – e ricostruito con tecnologia più sicura, cioè a doppio contenimento ed interrato. Tale messa in sicurezza richiederebbe il lavoro stimato in 150 lavoratori per almeno 3 anni, dei quali almeno il 20 % ad alta specializzazione.
 
9- LAVORI DI MANUTENZIONE STRAORDINARIA SULLA SODIERA E I SUOI ANNESSI.
I lavori di manutenzione straordinaria sulla sodiera e i suoi annessi sono ormai indifferibili, a garanzia della sicurezza dei lavoratori e della continuità della produzione. Tale manutenzione richiederebbe il lavoro stimato in 150 lavoratori per almeno 3 anni.
 
10 – TUTTI I LAVORI CON MANODOPERA LOCALE
Si propone che tutti i lavori  sopra elencati siano affidati a ditte locali e/o dei comuni confinanti, salvo casi particolari.
 
Maggio  2013   
Medicina democratica e Comitato Beni Comuni Val di Cecina

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